Nadir e il suo tè di Rize

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New York ti sorprende sempre. E’ una città che si offre sempre una possibilità. Anche nei momenti più bui riesce sempre a risollevarsi. Dopo i fatti dell’ undici Settembre, a quel tempo ero ancora a Boston, vedevo una città ferita, distrutta, governata dall’esercito e mai avrei immaginato che, qualche anno più tardi, sarebbe diventata la mia città, la mia casa.
Ero tornato da qualche giorno, e tutto sembrava rientrato nella normalità, con Melanie sempre dura e scontrosa, Tony invasivo ma buono, e i dannati muffin di Fanny. Già, la normalità, non era più quella, da quel viaggio a Milano. L’incontro con Sheila mi aveva segnato profondamente, e oramai la vedevo dappertutto, in ogni luogo, in ogni momento. Bastava passare davanti ad uno dei tanti locali e market turchi, tra la 72ma e la 5a Avenue per riportarmi al pensiero di lei. Spesso mi fermavo a bere un tè di Rize, dopo il lavoro e prima di rientrare a casa, ma, da quando ero tornato non avevo più nemmeno la voglia, di passare di la, per non tormentarmi ulteriormente.

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