L’importanza del silenzio

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Meteora, Grecia

Ero su una torre naturale di roccia, in mezzo all’aria, come un uccello solo e in migrazione, per far visita ai sei dei 24 monasteri ancora abitati in cima a questa meraviglia: Meteora, che in greco significa “sospeso in aria”, da lì il nome.
In quella pace assoluta, riuscivo a captare persino i piccoli passi dei monaci col rumore delle loro suole che premevano a terra. Uomini devoti, immersi per più di tre quarti della loro giornata in preghiera. Immersa in quello scenario, mi erano venuti in mente gli ultimi momenti passati con Larry.
Ormai in casa si respirava un’aria pesante, o forse, ero io che in quel momento avevo bisogno di più ossigeno; la bella casa arredata a Notting Hill, che avevo tanto desiderato, non mi rispecchiava più. Nemmeno rifugiarmi nelle mie letture a Holland Park, davanti la vista dei tulipani in fiore, riusciva a farmi evadere dagli ingranaggi che ormai non combaciavano più…


Ricordai una sera, seduti a tavola in silenzio; eravamo ormai arrivati ad un bivio, dove le nostre strade non riuscivano più a conciliare.
Quel silenzio, di fronte al cibo, mi faceva sentire in apnea; spesso, mi sembrava di chiedere aiuto a squarciagola, pur non emettendo alcun suono. Percepivo distintamente ogni suo boccone masticato, come se le sue mandibole, fossero uno sfasciacarrozze e che sotto i suoi denti stesse triturando erroneamente un’ Aston Martin rossa fiammante, e con lei, tutte le mie grida d’aiuto.
Quella sera mi cadde per caso l’occhio sulla scadenza del pane tostato, l’11 novembre, lo colsi come un segno e, come nel giorno dell’armistizio, cercai nuovamente un dialogo su quanto ci stava succedendo; ancora una volta, dalla parte opposta nessun cenno verso la mia riva, in quanto, a suo dire, non esisteva nessun problema su cui deporre particolare attenzione. I miei tentativi di confronto sembravano sempre cose superflue e poco importanti. Il silenzio, soprattutto a tavola degli ultimi mesi era, con mia dubbia sorpresa, di suo gradimento. Eppure riavvolgendo la pellicola, la decisione di non mettere la televisione in quell’ambiente per comunicare di più, era stata presa da entrambi; o forse mi sbagliavo. Larry era un brav’uomo, con dei valori; la voglia di tranquillità e la sua realizzazione lavorativa, facevano da ciliegina sulla torta alla sua felicità; diametralmente opposta ai miei voli pindarici che caratterizzavano la mia anima. Abbiamo costruito con amore, impegno e dedizione la nostra storia; una bellissima giostra a mo’ di montagne russe, dove, con tutta l’adrenalina in corpo, riuscivamo a goderci un grande paesaggio, solo che di tanto in tanto, saliva un po’ quel senso di nausea. Non so esattamente cosa mi riportò a Larry;
Forse proprio tutto quel silenzio attorno.
Ma stavolta era un silenzio differente, pieno di parole e gratitudine, di amore e preghiera, di “urla” verso un Dio, che i monaci sapevano potesse loro ascoltare.
Cosa che ormai a noi non succedeva più da tantissimo tempo.
Mi trovavo lì : “sospesa in aria”… e mai come allora ero felice di aver spiccato quel volo!

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