Ci sono alcuni momenti in cui le parole, di fronte a certe cose, si perdono chissà dove, e così restiamo lì, muti, storditi, con quella espressione da “persona spaesata”, quando in realtà siamo solo felici, perché abbiamo trovato l’epicentro, il punto esatto di stupore che alimenta la nostra linfa vitale, ma ancora non lo sappiamo. Il fatto è che non ci siamo abituati, e così, per qualche attimo, risultiamo solo un po’ più “stupidi”.
Ero su una torre naturale di roccia, in mezzo all’aria, come un uccello solo e in migrazione, per far visita ai sei dei 24 monasteri ancora abitati in cima a questa meraviglia: Meteora, che in greco significa “sospeso in aria”, da lì il nome. In quella pace assoluta, riuscivo a captare persino i piccoli passi dei monaci col rumore delle loro suole che premevano a terra. Uomini devoti, immersi per più di tre quarti della loro giornata in preghiera. Immersa in quello scenario, mi erano venuti in mente gli ultimi momenti passati con Larry. Ormai in casa si respirava un’aria pesante, o forse, ero io che in quel momento avevo bisogno di più ossigeno; la bella casa arredata a Notting Hill, che avevo tanto desiderato, non mi rispecchiava più. Nemmeno rifugiarmi nelle mie letture a Holland Park, davanti la vista dei tulipani in fiore, riusciva a farmi evadere dagli ingranaggi che ormai non combaciavano più…
Noleggiata l’auto all’aeroporto di Atene mi ero diretta subito verso Sparta per visitare l’antica acropoli. Sul tragitto, ricordo di essermi fermata diversi minuti per osservare quell’indescrivibile canale di Corinto che sembrava, visto dall’alto, una lunga infinita strada senza fine, come quelle che si trovano in mezzo alla California. Pensai che l’unica differenza stava in quelle pareti alte ben oltre 90 metri, che delineavano in maniera ordinata il tratto in cui le navi sarebbero passate, impedendo così “un cambio di percorso”; una cosa che nella vita risultava a me sconosciuta, dopo l’interruzione del mio matrimonio, infatti, i miei cambi di rotta erano diventati sempre più frequenti. Una volta raggiunto il sud del Peloponneso, feci visita ad un piccolo paese che è proprio un grazioso museo a cielo aperto. L’architettura Bizantina che solcava su tutto il pendio, con numerose case, chiese con affreschi ancora intatti, il castello, e quella atmosfera medioevale, che ho sempre guardato con fascino, mi riportarono subito sui colli toscani della bella Italia che avevo visitato qualche settimana prima. Tirai fuori il mio taccuino e presi qualche appunto su Mystra…in quel momento,dopo un lungo respiro,mi balzò in testa un pensiero: “chissà cosa stava facendo Eric in quel momento? “, feci un sorriso, chiusi il diario e continuai il mio viaggio.
Nei giorni trascorsi a Firenze, oltre che immergermi in una città dai tratti medioevali, avevo potuto assaporare i risultati rimasti da uno straordinario rinnovamento artistico, architettonico e letterario come quello del Rinascimento. Nelle visite guidate che avevo selezionato con cura, tra cui la Galleria degli Uffizi, Palazzo Vecchio e le varie chiese che adornano questo meraviglioso posto nel mondo, avevo deciso di contattare una guida personale per far visita a qualche luogo più insolito della città; in particolare il palazzo Budini-Gattai, meglio conosciuto come Palazzo Grifoni; un palazzo, che si sente nominare poco rispetto ai tanti luoghi di interesse storico-culturale ma che avevo tenuto a mente per questa tappa, per via di una strana leggenda appresa su qualche strambo sito italiano, e che mi aveva davvero affascinato, mentre progettavo il mio anno sabbatico.
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