Firenze, tra storia e fantasmi

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Photo by Vicky Tao on Unsplash

Nei giorni trascorsi a Firenze, oltre che immergermi in una città dai tratti medioevali, avevo potuto assaporare i risultati rimasti da uno straordinario rinnovamento artistico, architettonico e letterario come quello del Rinascimento.
Nelle visite guidate che avevo selezionato con cura, tra cui la Galleria degli Uffizi, Palazzo Vecchio e le varie chiese che adornano questo meraviglioso posto nel mondo, avevo deciso di contattare una guida personale per far visita a qualche luogo più insolito della città; in particolare il palazzo Budini-Gattai, meglio conosciuto come Palazzo Grifoni; un palazzo, che si sente nominare poco rispetto ai tanti luoghi di interesse storico-culturale ma che avevo tenuto a mente per questa tappa, per via di una strana leggenda appresa su qualche strambo sito italiano, e che mi aveva davvero affascinato, mentre progettavo il mio anno sabbatico.


La leggenda narra di una coppia di giovani sposi che si erano trasferiti nel palazzo verso la fine del Cinquecento. Dopo solo pochi mesi dalle nozze, lui venne chiamato alle armi. L’ultimo saluto alla sua amata venne dato in sella al cavallo, mentre si allontanava, e lei era in lacrime affacciata alla finestra. Passarono anni, ma la sposa non smise mai di affacciarsi di tanto in tanto per attendere lo sposo di ritorno. Ormai anziana, trascorreva le sue giornate a ricamare, sempre vicino a quella finestra.
Si racconta che, quando morì, i suoi parenti non poterono più chiudere la finestra per via di alcuni strani fenomeni: si racconta di mobili che tremano, libri, quadri che si spostano, cadono e luci che si spengono misteriosamente.
Da allora rimane sempre leggermente aperta credendo così che lo spirito della sposa possa continuare a sbirciare fuori, nell’attesa del ritorno del suo amato.

Quel giorno, fuori da Palazzo Pitti c’era ad aspettarmi una donna dai tratti nordici, sulla cinquantina, con un abito color pastello che variava tra l’azzurro e il rosa, in pendant con i sandali e la borsa, sempre sui toni rosa antico; a completare questa delicatezza di toni, un grazioso cappello di paglia, adornato anch’esso con un fiocco simil seta, che inevitabilmente tornava ad abbracciare tutto l’outfit. Capii subito che si trattava di una donna che aveva a cuore il suo lavoro: precisa, composta, ma dall’animo leggero.

Mi ero dilungata nel chiacchierare con il cameriere del ristorante Bistrot “Caffè dell’Oro”, dove mi ero fermata a prendere un boccone verso l’ora di pranzo, riuscendo così a buttare un occhio su Ponte Vecchio.
Sapevo di essere un po’ tirata coi tempi ma gli aneddoti di Lorenzo, sulle persone di passaggio che aveva conosciuto in questi anni, mi facevano divertire, e mi piaceva immaginare che, in un futuro, lui avrebbe magari raccontato di me a qualcun altro…
Feci un sobbalzo quando notai dall’orologio appeso al muro, di essere già fuori tempo massimo (generalmente amo la puntualità)!
Pagai, salutai in fretta Lorenzo, che non mancò nello scrivermi il suo contatto sullo scontrino:

A presto cara!”
Buona giornata Lorenzo, grazie di tutto “.

Arrivai a Palazzo Pitti spedita come un treno:
Buongiorno, sono Sheila, la ragazza di Londra!”
Salutai con un po’ di decisione.
Piacere, Roberta
Rispose in tono pacato, chiudendo lentamente l’agendina che aveva tra le mani e posizionandola in borsa.
Dopo i vari convenevoli sull’andamento del mio soggiorno a Firenze, proseguì :
“Allora, possiamo partire; avrei in mente due luoghi da farle visitare oltre alla sua richiesta“.
Farmi…farmi, Diamoci del tu“, non ero del tutto convinta che gradisse la mia proposta, ma accennò un sincero sorriso.
Seguendola in direzione Porta Romana, mi fece prendere una stradina, sino ad arrivare ad un grazioso museo chiamato Limonaia. Un museo meno frequentato rispetto ai classici in zona, ma comunque con un atmosfera altrettanto magica. Costruito tra il 1777 e il 1778 per il ricovero invernale della collezione di agrumi, rimane un vero e proprio luogo di interesse. Ancora attivo tutt’oggi per le oltre 500 conche di agrumi presenti nel suo giardino estivo!
La seconda scoperta con la mia guida personale, furono i corridoi segreti del Vasariano; percorremmo questo corridoio creato per collegare Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti entrando da una scala nascosta nel museo degli Uffizi, dove lì, ho potuto ammirare per oltre un chilometro, la collezione di autoritratti creati da artisti datati tra il Rinascimento e il XX secolo.
Ringraziai Roberta per queste chicche fiorentine un po’ inusuali.
Bene! ora potremmo trasferirci verso Palazzo Grifoni se ne ha voglia…ehmm se vuoi” mi domandò con il solito sorriso. Capii che aveva qualche difficoltà nella mia richiesta di darci del Tu, ma feci finta di nulla.

direi di sì! procediamo“.

Verso sera, sdraiata sul divanetto della mia stanza d’albergo, nonostante le bellissime scoperte che feci quel giorno, continuai a pensare a due cose in particolare:
Avrei mai contattato Lorenzo? e lo sposo, anche sotto forma di spirito, si ricongiunse mai con la sua amata?

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